Ipotesi per una classificazione elettrica dei generi artistici
Vi siete mai chiesti cosa rimarrebbe della nostra “civiltà” se andasse via la corrente?
Quanta, della nostra “cultura”, dipende da un flusso di elettricità?
Ho provato a fare una classificazione delle Arti, dividendo quelle che sarebbe possibile continuare a praticare anche in assenza di corrente e quelle che, al contrario, non esisterebbero più.
Il risultato è stato meno catastrofico di quello che mi aspettassi; anzi.. Leggi l’articolo
Questo articolo esaminerà le affinità fra l’Amore e l’Arte.
La prima e più evidente affinità fra questi due termini sono le lettere iniziali e finali (“A” ed “E”), ma indulgere su questa similitudine ci porterebbe inevitabilmente a considerare l’aggettivo: anale, deviando non poco dal percorso logico che desidero intraprendere, quindi la tralasceremo. Leggi l’articolo
Il testo di “Rimmel” come anticipazione dei rapporti affettivi nell’èra dei social-network
Francesco De Gregori stava camminando per strada in una giornata di vento quando vide dei balordi che cercavano di strappare il collo di pelliccia del cappotto di una ragazza. Coraggiosamente, il noto cantautore intervenne, sventando il loro piano criminoso e fra i due (De Gregori e la ragazza, non i balordi), nacque una storia d’amore che andò avanti fino a che lei lo lasciò perché si era innamorata di Ninì Salerno dei Gatti di Vicolo Miracoli. Leggi l’articolo
Tecnicamente, è l’unico argomento di cui io possa parlare a pieno titolo, perché il mio diploma superiore mi qualifica come Maestro d’Arte Applicata.
Nello specifico, sono un Maestro nell’arte della tessitura e della stampa su stoffa; una formazione che – apparentemente – non ha nulla a che vedere con il lavoro che ho fatto per la maggior parte della mia vita, ma che, al contrario, si è rivelata fondamentale fin la prima volta che ho dovuto creare una pagina Web.
Ho frequentato (poco, poi mi sono dovuto mettere a lavorare) l’Accademia di Belle Arti di Roma e, come uditore, la Scuola dell’Arte della Medaglia della Zecca.
Ho lavorato come grafico nei primi anni ’90 – quando ancora si andava in fotocomposizione per stampare i testi e se non sapevi cosa significassero termini come: “giustezza” o “interlinea”, venivi insultato dai tecnici – e qualche soldo me lo sono guadagnato anche lavorando come fotografo.
Sono un pessimo acquerellista e so dipingere (mediocremente) a tempera e olio.
Non ero malaccio in modellazione, ma mi annoja; mi divertivo di più a scolpire.